1. Intero o sterilizzato?
La maggior parte delle persone, prendendo un cucciolo, non lo fa con l’intenzione di allevare, ma semplicemente per avere un compagno con cui condividere la propria vita. In questo caso, il caldo consiglio è quello di sterilizzare il gatto all’età opportuna. Alcuni pensano che farlo in qualche modo possa ledere l’integrità del gatto, o provocargli sofferenza, per cui dicono che preferirebbero tenerlo ‘intero’, cioè non sterilizzato, anche se non figlierà mai, per consentirgli di vivere una vita più naturale e felice.
Non c’è niente di più sbagliato: un gatto che non è destinato a riprodurre, proprio per il suo bene sia fisico che psichico, è assolutamente meglio che venga sterilizzato e, oltretutto, abbastanza presto. Soprattutto quando si tratta di un abissino o di un somalo, razze piuttosto precoci, che raggiungono presto la maturità sessuale. Un gatto non sterilizzato sarà sicuramente più irrequieto. Le femmine, quando vanno in calore, oltre a ‘chiamare’ con vocalizzi più o meno prolungati che durano giorno e notte per tutta la sua durata (circa una settimana), mangiano meno, dimagriscono, sono in continuo movimento, inquiete e più nervose. Molto spesso iniziano a ‘spruzzare’, come i maschi, marcando il territorio con le urine e a volte anche con le feci. Le femmine abissine possono avere calori ripetuti nell’arco di tutto un anno, a distanza anche di 10-15 giorni uno dall’altro. Ma, al di là di questo comportamento, poco piacevole per noi umani, i calori ripetuti possono dare luogo a veri e propri danni fisici, più gravi dell’essere ‘fuori forma’, come cisti ovariche e tumori all’apparato riproduttore e mammario.
I maschi non hanno i calori, ma, se non sterilizzati, è probabilissimo che inizino a marcare il territorio, a volte anche con le feci –soprattutto se sentono l’odore di femmine; saranno anche loro più irrequieti e nervosi, meno in forma, più magri, con un pelo meno bello. Se hanno la possibilità di uscire, sia maschi che femmine, c’è il rischio che non tornino più, che contraggano malattie dai gatti che incontrano fuori o che si feriscano, anche gravemente, in risse con i rivali.
In realtà è quindi proprio l’opposto: un gatto starà sicuramente meglio, da tutti i punti di vista, se verrà sterilizzato. Credere che la sterilizzazione lo renda infelice o lo mutili in qualche modo, è solo una nostra proiezione…in realtà il carattere di un gatto intero è più instabile, perché soggetto a tutte queste variazioni e necessita di molta più pazienza.
Alcuni inoltre credono che, perché la crescita (fisica e psicologica) si completi, sia necessario che una femmina abbia avuto almeno una cucciolata. Anche in questo caso, molti studi dimostrano che non solo questo non è vero, ma è anche consigliabile sterilizzare il gatto prima che abbia raggiunto la totale maturità sessuale, intorno cioè ai sei mesi. Diminuisce infatti l’incidenza di tumori e il vostro gatto crescerà sereno e tranquillo.
Se invece si vuol far riprodurre il proprio gatto, oltre ad essere disposti ad affrontare una vita un po’ più movimentata, attenta e paziente, con maggiori controlli veterinari, bisognerà porre estrema attenzione alla scelta del partner: i gatti di razza, in quanto frutto di una selezione, possono presentare in modo più marcato dei problemi di salute di cui un serio allevatore è a conoscenza e che cercherà di evitare con accoppiamenti opportuni: di fondamentale importanza sarà quindi la conoscenza delle linee di sangue sia del proprio gatto che del suo futuro partner, per evitare problemi anche gravissimi alle future cucciolate, se non al proprio gatto stesso.
2. Maschio o femmina?
Nonostante le differenze fisiche, che farebbero propendere per il contrario, si dice che nel gatto il maschio sia più affettuoso della femmina, di solito più schiva.
Noi abbiamo notato che nell’abissino, come nel somalo, non ci sono sostanziali differenze di carattere tra maschio e femmina, sia quando sono cuccioli, sia una volta che sono sterilizzati. Sono entrambi ugualmente vivaci e affettuosi, entrambi ugualmente legati alle persone. Si può quindi dire che in questi gatti vinca il carattere specifico della razza più che il sesso.
Quello che è importante, allora, è avere la possibilità di verificare come il cucciolo sia cresciuto: se con la sua mamma per tutto il tempo necessario, se in un ambiente confortevole ed amorevole, se con un adeguato contatto con gli esseri umani, se con le cure e gli stimoli necessari non solo per la sua salute, ma anche per lo sviluppo della sua personalità. Informarsi, cioè, se il cosiddetto imprinting (le prime esperienze, che segnano in modo indelebile) sia stato positivo.
Il carattere finale del gatto, infatti, è determinato da vari fattori. C’è il carattere di base, legato alla razza: il lavoro di selezione degli allevatori, nel corso degli anni, ha investito e continua ad investire anche questo aspetto, motivo per cui ci si aspetta che un abissino abbia specifiche caratteristiche caratteriali diverse da quelle di altre razze. Ma, comunque, ogni soggetto ha una sua personalità: subentra quindi il secondo fattore, più strettamente ereditario, legato alle linee di sangue: poter vedere i genitori, soprattutto la madre (da cui il cucciolo mutua tutte le sue prime esperienze e il suo rapporto con il mondo circostante), e il modo in cui si comporta con i cuccioli e con le persone, avere informazioni sui nonni e gli antenati, poter verificare l’atteggiamento complessivo dei parenti e dei gatti che convivono con i cuccioli è sicuramente molto utile per poter prevedere il futuro sviluppo del piccolo. In terzo luogo, come prima si diceva, il carattere è determinato in modo fondamentale anche dalle esperienze che il cucciolo ha vissuto fin dai primi giorni di vita: l’ambiente in cui è nato e cresciuto, il rapporto con le persone che si sono prese cura di lui, ecc. L’imprinting, in una parola.
Ma non è finita qui: quando il gattino giungerà a casa vostra, altrettanto importanti per fissare il suo carattere saranno le esperienze che vivrà presso di voi. A voi starà di continuare il lavoro attuato nei primi mesi dalla mamma e dall’allevatore: affetto, attenzioni, stimoli corretti lo aiuteranno a diventare un adulto equilibrato. Non è quindi importante il sesso, almeno in questa razza, ma come il gattino vive e ha vissuto. La scelta di un maschio o di una femmina sarà legata quindi al vostro gusto personale (il maschio è sempre un po’ più grosso ed imponente), fidando sul fatto che il carattere qui, con il sesso, non c’entra così tanto.
3. Cucciolo o adulto?
Non c’è neanche bisogno di sottolineare i lati positivi della scelta di un cucciolo -purché se ne siano rispettate e se ne rispettino le esigenze-, perché sono evidenti a tutti. Un cucciolo, oltre alla ovvia tenerezza che suscita, ha un carattere che può essere ancora plasmato, è nuovo a tutto e quindi affronta di buon grado le novità (senza esagerare) che la vita in un nuovo ambiente presenta.
Ma, contemporaneamente, può non essere l’animale ideale per tutti. Infatti, rispetto ad un adulto, è molto più vivace e sfrenato, spesso spericolato; deve ancora imparare bene tutto, non sa sempre prendere le misure –sia in senso stretto che metaforico; averne uno richiede quindi una pazienza e una tolleranza sicuramente maggiori di quanto non succeda con un adulto. Inoltre, proprio perché il suo carattere è in formazione, ha bisogno di essere stimolato in tutti i sensi. E non tutti hanno il tempo e la voglia di dedicarsi così a lungo alle cure del piccolo. Bisogna inoltre stare attenti alle nuove esperienze che fa, in modo che l’imprinting sia positivo: una brutta esperienza da cucciolo può avere conseguenze durature nel tempo, se non addirittura definitive.
Un adulto ha come punti a favore il fatto di avere un carattere già ben definito e riconoscibile (quindi anche prevedibile), cosa che non si può dire per un cucciolo, se non a grandi linee. E’ sicuramente molto più equilibrato, in grado di affrontare senza traumi particolari dei cambiamenti. E’ un animale più stabile e affidabile di un cucciolo.
Per un abissino, inoltre, la capacità di adattarsi a nuovi ambienti e persone è altissima e la nostra esperienza ci ha insegnato che un adulto (se non troppo anziano) affronta la nuova vita con la stessa disponibilità e apertura di un cucciolo e, nell’arco di pochi giorni, è come se fosse sempre vissuto in quella famiglia.
Se però in casa ci sono già altri animali, consigliamo comunque sempre di prendere un cucciolo: il nuovo ingresso sarà più facile per tutti: per il cucciolo, che è già abituato ad essere l’ultimo nella scala gerarchica, e per gli adulti già presenti, che di solito accolgono un piccolo più volentieri e con più condiscendenza.
Se si ha l’intenzione di prendere un adulto è sempre meglio informarsi prima del suo carattere e delle sue preferenze. Se (e non certo sempre così) è un gatto che, nel corso del tempo, ha manifestato il desiderio di essere l’unico destinatario di tutte le attenzioni, sarà sicuramente meglio inserirlo in una casa dove non ci siano già altri animali, in modo che la convivenza sia ottimale sia per lui che per noi.
E’ invece rarissimo, se non eccezionale, il caso in cui un abissino manifesti dei veri e propri problemi di carattere. Se può succedere che un adulto non tolleri volentieri la presenza di altri animali (ma si tratta di singoli casi, che si presentano sempre in gatti già cresciuti) è difficilissimo trovarne uno che abbia problemi comportamentali nei confronti degli esseri umani. L’abissino, come si è spesso ripetuto, è un gatto la cui caratteristica è quella di particolari socievolezza e affettuosità, che manifesta apertamente con le persone, indistintamente.
4. In casa o all’aperto?
Fermo restando che non c’è il minimo problema, per un gattino, a vivere in casa, senza uscire, la possibilità di avere accesso all’esterno lo renderà felice.
Ma ci sono anche delle importanti controindicazioni. In primo luogo è assolutamente sconsigliabile che il gatto possa uscire prima che si sia totalmente abituato al nuovo ambiente: non avendo punti di riferimento, rischia di perdersi e di non essere più in grado di ritornare a casa. Inoltre è sempre meglio aspettare che sia stato sterilizzato: sarà più tranquillo, meno avventuroso e disposto ad allontanarsi troppo e, soprattutto, non correrà il rischio di contrarre malattie che si trasmettono sessualmente; sarà meno facile alle zuffe con altri gatti.
Questo però non elimina i pericoli insiti nella possibilità di uscire. Se si vive in piena città, l’incidenza di avventure spiacevoli e purtroppo spesso mortali, causate da veicoli, ecc. è altissima. Questo può succedere anche se si abita in luoghi più isolati, ma vicino a strade o ferrovie. Inoltre non vanno affatto sottovalutati i rischi dati dall’incontro con altri animali, soprattutto altri gatti, più o meno randagi. Parassiti esterni, come pulci e zecche; interni, come i cosiddetti ‘vermi tondi’ o ‘piatti’, ferite da rissa, contrazione di malattie che si trasmettono anche attraverso il sangue o per via aerea, non sempre curabili e talora mortali…il mondo esterno, se non è controllabile, è forse più un luogo di rischio che di vera felicità.
Altro discorso è se il vostro gatto ha accesso all’esterno in un luogo controllato, come un giardino cintato, in cui non abbiano accesso altri animali e in cui non corra pericoli. Ma è davvero difficile trovare una recinzione in grado di vincere un abissino o un somalo: saltano altissimo, si arrampicano agilmente, si intrufolano in buchi minuscoli…Bisogna quindi valutare molto seriamente se fare uscire o no di casa il nostro gatto. Se non è mai uscito, non ne sentirà la mancanza. Sappiamo di gatti che, pur potendo uscire, preferiscono, tutto sommato, starsene tranquilli in casa. Se lo si abitua all’esterno, sarà più difficile poi recluderlo: non ne capirà il perché e potrà soffrirne, anche se dipende molto dal singolo soggetto. Se invece preferiremo farlo uscire, dovremmo tenere conto che l’animo avventuroso resta in un abissino e in un somalo anche da sterilizzato e che quindi non potremo troppo fare affidamento sul gatto che dorme sulla soglia di casa, godendosi il sole…per questo motivo, soprattutto se si abita in città e ai piani alti, è meglio usare alcune precauzioni, almeno finché i gatti non sono abituati, per evitare di vedere il nostro micio fiondarsi fuori dalla finestra all’inseguimento di una rondine.
Un’ultima cosa: il somalo e l’abissino sono talmente affabili e socievoli, aperti ai nuovi incontri e orientati sulle persone, che può anche capitare che mentre sono fuori incontrino qualcuno e si lascino portare via, se non addirittura rubare. Sembra incredibile, ma è qualcosa che purtroppo succede…